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Come la scienza dei network può aiutarci a capire chi sarà il prossimo Papa. Lo studio di Soda, Iorio e Rizzo svela come status, informazioni e alleanze influenzino l’elezione papale

Il silenzio sacro della Cappella Sistina tornerà a parlare. Dopo la morte di Papa Francesco, il 7 maggio si apre il Conclave per l’elezione del 267º pontefice della Chiesa cattolica. Centinaia di milioni di fedeli sono pronti a scrutare la fumata bianca, nel più classico dei riti dove mistero e spiritualità si intrecciano alla storia. Ma se è lo Spirito Santo a ispirare l’ultima parola, la scelta del Papa resta anche un fatto umano, sociale, politico.

Dietro le porte chiuse del Conclave si muovono dinamiche che ricordano da vicino quelle di un’elezione presidenziale o di un CEO da parte di un Consiglio di amministrazione, ma con codici e riti antichi, affidati alla cerchia ristretta dei cardinali elettori. Come si forma il consenso attorno a un candidato? Chi influenza davvero la scelta finale? Esiste una mappa del potere ecclesiastico in grado di anticipare i nomi più forti?

A queste domande prova a rispondere, con rigore accademico e strumenti scientifici inediti per il contesto, un gruppo di studiosi della Bocconi: Giuseppe Soda, Alessandro Iorio e Leonardo Rizzo.

Il Vaticano come un ecosistema relazionale

Nello studio, i tre ricercatori hanno applicato i metodi dell’analisi delle reti sociali (social network analysis) al mondo più chiuso e simbolico che esista: quello del Collegio cardinalizio. L’obiettivo? Non prevedere con certezza l’elezione, ma comprendere quali strutture relazionali aumentano la probabilità che un cardinale emerga come figura papabile.

“Il nostro punto di partenza è semplice”, spiega Giuseppe Soda, professore di organizzazione alla Bocconi, “anche nella Chiesa, come in ogni organizzazione umana, le relazioni contano. Più un individuo è connesso, ascoltato e centrale nel flusso informativo, più è probabile che la sua figura diventi aggregante”.

Il team di ricerca ha ricostruito un modello multilivello del “Vatican network”, usando tre fonti principali:

  • I co-incarichi ufficiali (curie, dicasteri, commissioni, consigli, accademie): da questi dati emerge chi lavora con chi e in quali contesti istituzionali.
  • Le linee di consacrazione episcopale: ogni cardinale è stato ordinato da altri, e queste “genealogie spirituali” costruiscono legami forti di fedeltà e riconoscimento.
  • Le relazioni informali: mappate attraverso fonti giornalistiche autorevoli, si tratta di affinità ideologiche, rapporti di mentorship e appartenenze a reti di patronato.

Sovrapponendo questi livelli, il gruppo ha prodotto la prima vera mappa sistemica del Collegio cardinalizio.

Status, informazione e alleanze: tre chiavi per il potere

L’innovazione dello studio sta nella definizione dei tre criteri che determinano la “prominenza” di un cardinale nella rete ecclesiastica:

  • Lo status, misurato con l’eigenvector centrality, premia i cardinali connessi non solo a molti, ma a quelli più influenti.
  • Il controllo informativo, stimato con la betweenness centrality, identifica chi funge da snodo tra gruppi diversi: ponti, più che pilastri.
  • La capacità di costruire coalizioni, calcolata con un indice composito che combina clustering  (che riflette quanto un cardinale sia parte di un gruppo coeso, basato sulla fiducia in grado di fornire un forte supporto), influenza diretta (tramite la centralità del cardinale, che misura quante connessioni dirette possiede – più elevato è il grado, maggiore è l’influenza e la popolarità) e ruolo strategico (ossia la misura in cui un cardinale può fungere da ponte sociale grazie alla sua posizione al centro delle conversazioni o delle connessioni tra altri membri della rete, migliorando la sua capacità di costruire alleanze tra gruppi).

A questi fattori si aggiunge un elemento fondamentale: l’età. Il modello incorpora una correzione statistica basata sull’età media dei papi eletti dal 1800 a oggi, per tenere conto della preferenza storica verso figure non troppo giovani né troppo anziane.

I nomi forti del Conclave, secondo la scienza

Le classifiche elaborate mostrano chiaramente alcune figure centrali nella rete vaticana. Ecco una sintesi dei primi nomi per ciascuna dimensione:

📌 Top 5 per Status

  1. Robert Prevost (moderato, USA)
  2. Lazzaro You Heung-sik (soft liberal, Corea del Sud)
  3. Arthur Roche (liberale, Regno Unito)
  4. Jean-Marc Aveline (soft liberal, Francia)
  5. Claudio Gugerotti (soft liberal, Italia)

📌 Top 5 per Controllo informativo

  1. Anders Arborelius (soft conservatore, Svezia)
  2. Pietro Parolin (liberale, Italia)
  3. Víctor Fernández (liberale, Argentina)
  4. Gérald Lacroix (moderato, Canada)
  5. Joseph Tobin (liberale, USA)

📌 Top 5 per Capacità di coalizione

  1. Luis Antonio Tagle (soft liberal, Filippine)
  2. Ángel Fernández Artime (soft liberal, Spagna)
  3. Gérald Lacroix (moderato, Canada)
  4. Fridolin Besungu (soft conservatore, Congo)
  5. Sérgio da Rocha (soft liberal, Brasile)

Al centro del grafico di rete, visualizzato nello studio, si nota un’alta densità di connessioni tra cardinali di orientamento “soft liberal” e una buona distribuzione geografica, con Europa e Sud America ancora molto presenti, ma con l’Asia e l’Africa sempre più strategiche.

Un modello utile, non una profezia

Il team Bocconi è il primo a sottolineare i limiti del modello. “Non abbiamo la pretesa di predire l’esito del Conclave”, precisa Soda. “Come diceva il grande statistico George Box: “Tutti i modelli sono sbagliati, ma alcuni sono utili.” Il nostro vuole essere uno strumento per leggere il contesto, non un oracolo”.

D’altra parte, la storia conferma quanto le dinamiche relazionali contino. Benedetto XVI era al centro della Curia teologica. Francesco, invece, arrivò come outsider: “dalla fine del mondo”, e anche ai margini della rete ecclesiastica, come il modello avrebbe mostrato all’epoca.

Dall’algoritmo allo Spirito

Il prossimo Papa sarà il risultato di molte variabili: ispirazione spirituale, equilibri geopolitici, orientamento dottrinale, capacità diplomatica. Ma conoscere la struttura del potere ecclesiastico oggi è uno strumento prezioso per capire in che direzione potrebbe soffiare il ventohe porterà a costruire il consenso nel Conclave necessario a eleggere il successore di Papa Francesco. Come conclude Soda: “L’elezione del Papa resta un processo intriso di sacralità che impone grande rispetto; la scienza, in questo caso quella dei network, può solo contribuire a migliorare la comprensione dei processi umani che lo accompagnano.