
L’incertezza è l’unica certezza
Scambi veloci di dati, merci e capitali aumentano i rischi di shock economici di impatto globale, ma il tempo non è trascorso invano e negli anni è migliorata la capacità di gestione delle crisi. Quando si rompe l’equilibrio, ci sono meno danni. “In un mondo caratterizzato da incertezza, l’unica certezza è che si verificheranno altri shock economici”, dice Chiara Scotti, alumna Bocconi e Vice Direttrice Generale di Banca d’Italia. Il segreto è essere preparati, ma attenzione a complicare troppo il quadro normativo.
Cosa sono gli shock economici e perché sono pericolosi?
Il primo pensiero va a eventi imprevisti che hanno conseguenze negative per l’economia, come un crollo improvviso dei mercati finanziari o un aumento dei costi dell’energia. Tuttavia, l’accezione è più ampia. Gli economisti vedono il sistema economico come un insieme di relazioni tra produzione, reddito e domanda aggregata, tendenti all’equilibrio. Uno shock è un evento inatteso, positivo o negativo, che interferisce con questo equilibrio. Tutti gli shock comportano dei costi di aggiustamento, in termini di inflazione, occupazione, costo del denaro, quantità e qualità dei prestiti. Alcuni shock, come le crisi finanziarie, sono più pericolosi, a causa dell’entità dei costi di aggiustamento e della durata prolungata degli effetti sull’attività economica e sull’occupazione.
Come sono cambiati nella storia?
Gli shock sono sempre esistiti. Anche l’integrazione commerciale e finanziaria, che è un potenziale veicolo di trasmissione degli shock, non è una novità: i banchieri fiorentini nel ‘300 finanziavano i sovrani inglesi e Firenze acquistava lana dall’Inghilterra. Tuttavia, al giorno d’oggi osserviamo due elementi di novità: da un lato, la rapidità, l’intensità e la maggior interconnessione nello scambio di dati, merci e capitali hanno accelerato la trasmissione e l’impatto potenziale degli shock; dall’altro, è migliorata la capacità di reazione dei sistemi economici, anche grazie a istituzioni più solide, azioni coordinate a livello internazionale e interventi di politica economica e monetaria più adeguati. Per questo, la crisi finanziaria del 2008 e la recente crisi energetica sono state molto meno dannose e persistenti della Grande Depressione degli anni ’30 e della crisi petrolifera degli anni '70.
In uno scenario internazionale incerto, diventano più probabili?
L’incertezza riveste un ruolo importante nell’economia. La letteratura economica negli ultimi decenni ha mostrato come l’incertezza, intesa come shock esogeno, possa avere conseguenze macroeconomiche e, più recentemente, ha anche mostrato come l’incertezza possa essere endogena e rispondere essa stessa alle condizioni macroeconomiche. In un mio lavoro di ricerca, mostro come l’effetto degli shock sia più forte nei periodi di alta incertezza. Quindi non è che gli shock diventino più probabili, ma è il loro impatto che cresce. Stime con dati americani mostrano che dopo un anno il calo del PIL in risposta ad uno shock finanziario sarebbe triplicato in condizioni di incertezza simili a quelle osservate durante la crisi finanziaria del 2008 rispetto a situazioni di bassa incertezza.
Che impatto ha la tecnologia?
La tecnologia può essere l’origine di shock economici o amplificarne la trasmissione, nel bene e nel male. Shock positivi di natura tecnologica portano a un aumento della produzione e a una riduzione dei costi, favorendo la crescita economica. Una parte importante della letteratura economica si è concentrata sullo sviluppo di modelli dinamici di equilibrio economico generale nei quali i cicli economici possono essere spiegati sulla base di shock tecnologici. Si tratta di un programma di ricerca che, assieme ad altri contributi, è valso il premio Nobel per l’economia a Kydland e Prescott nel 2004. D’altro canto, la tecnologia può costituire una fonte di vulnerabilità per il sistema finanziario, come nel caso dei rischi operativi cyber e può velocizzare la trasmissione degli shock e amplificarne l’impatto.
Cosa abbiamo imparato da eventi shock del passato come la pandemia?
La pandemia del 2020 è stato uno shock radicalmente differente rispetto a quelli, di origine finanziaria o economica, del decennio precedente. Da questa esperienza sono emerse due lezioni chiave per il futuro. La prima è l’importanza del coordinamento delle politiche economiche, soprattutto nei periodi di crisi: la politica monetaria e fiscale devono perseguire ciascuna i propri obiettivi con i propri strumenti ma, congiuntamente, possono contrastare in modo efficace gli effetti economici di shock drammatici. La seconda lezione è che la collaborazione internazionale, nella ricerca, nella condivisione delle informazioni e nel coordinamento delle risposte di policy, contribuisce a una più efficace risposta agli shock e quindi al benessere delle nostre società.
Come si impara a superare gli eventi improvvisi?
La chiave è essere preparati. In un mondo caratterizzato da incertezza, l’unica certezza è che si verificheranno altri shock economici. Per minimizzare l’impatto dobbiamo irrobustire le nostre economie quando le condizioni sono favorevoli. In Italia, il rafforzamento conseguito dalle banche ha consentito loro di affrontare la crisi pandemica in condizioni più solide rispetto a quelle in cui hanno dovuto fronteggiare la crisi finanziaria globale e quella dei debiti sovrani. In questa ottica, occorre ritrovare e mantenere la strada della crescita, che fornisce le risorse necessarie per costruire e rinforzare difese efficaci contro gli shock futuri.
Anche la regolamentazione eccessiva presenta però dei rischi, qual è il limite?
Una regolamentazione adeguata e una vigilanza attenta sono imprescindibili affinché il settore finanziario possa attenuare anziché amplificare gli shock. Occorre definire un quadro di regole fondato su principi di chiarezza, coerenza e armonizzazione a livello internazionale, per evitare fenomeni di arbitraggio che in un mondo interconnesso finirebbero con occultare i rischi, anziché ridurli e favorirne la gestione. Identificare la soglia oltre la quale la regolamentazione diventa eccessiva è una sfida impegnativa. Dobbiamo fare attenzione a non creare un quadro regolamentare troppo complesso e difficilmente interpretabile assicurandoci, al tempo stesso, che una maggior semplicità non metta a rischio la stabilità finanziaria, il corretto funzionamento dei mercati e il rispetto dei diritti delle persone.
Lei ha studiato in Bocconi, cosa consiglia a chi si avvicina a questi temi?
Mai smettere di studiare e di imparare, di essere curiosi, di approfondire i dettagli ma al tempo stesso mantenere una visione a 360 gradi, aprire la mente ad altre discipline e a contesti diversificati, coltivare la propria curiosità professionale e umana, investire nelle capacità relazionali. I fenomeni economici vanno interpretati in un contesto più ampio, che include la storia, le relazioni internazionali e l’innovazione tecnologica. E vanno gestiti interagendo con persone con background diversi, costruendo relazioni positive e durature, basate su un approccio collaborativo, senza mai dimenticare che al centro della politica economica ci sono sempre e solo le persone.